Lattebusche: ridurre il latte ma rispettando gli allevatori

Ogni socio ha scelto un riferimento produttivo, con penalizzazioni in caso di sforamento. Un metodo che rispetta le esigenze di chi vuol ampliare la propria azienda e di chi ritiene ottimali le attuali dimensioni

Augusto Guerriero è il presidente di Lattebusche sca (la sede principale della cooperativa è situata a Busche, in provincia di Belluno).

L’attuale situazione di mercato genera in noi allevatori e produttori di latte forti preoccupazioni. Da un lato la crescita generalizzata delle produzioni di latte con valori attorno al 5% spinge, specie il mondo della cooperazione che quasi sempre ha l’obbligo del ritiro latte dei soci, a produzioni sempre maggiori. E questo molto spesso, verso le grandi produzioni Dop che consentono remunerazioni più garantite: almeno fino a quando lo squilibrio tra domanda e offerta assume valori così elevati per cui si assiste al crollo dei prezzi di cessione di tipici come Reggiano, Padano, e Asiago con inevitabili conseguenze sulla materia prima latte.
Dall’altro l’incertezza sui consumi e sul possibile evolvere dell’export contribuiscono al clima di insicurezza che pervade il nostro settore in questo momento.

Anche i soci della nostra cooperativa stanno producendo di più nonostante un regolamento interno adottato dall’assemblea che regolamenta in qualche modo le produzioni, attribuendo a ogni socio un riferimento produttivo scelto da loro stessi, a suo tempo, tra le produzioni di tre anni. Con una penalizzazione quando la produzione supera il riferimento stabilito con una percentuale stabilita di anno in anno dalla assemblea stessa.
Di questo regolamento abbiamo cominciato a parlare, in varie fasi e diverse riunioni ed assemblee nel 2013. Ed è poi stato adottato nel 2014, non senza difficoltà non essendoci esempi applicabili cui far riferimento.

A distanza di anni viene ritenuto, pressoché unanimemente, uno strumento rispettoso delle esigenze di chi vuol incrementare la propria azienda e di chi ritiene le dimensioni in essere ottimali per la propria gestione. E questo nonostante le diverse realtà geografiche dei nostri soci produttori, circa 400, operanti in sei diverse province sia in area montana sia in pianura; con realtà aziendali molto diverse come si può ben capire in relazione alle dimensioni aziendali e alla conformazione morfologica del territorio.
Questo ci ha consentito una certa regolarità nell’entrata latte, circa 1.350.000 hl anno, nel tempo e quindi una relativa programmazione delle varie produzioni, soprattutto in relazione alle esigenze di mercato che negli anni siamo riusciti a sviluppare con la nota difficoltà.
Oggi il nostro fatturato si aggira sui 110 milioni di euro, per oltre 70% in Italia, in particolare Veneto per i freschi e freschissimi, e il resto all’estero tramite Agriform.

Lattebusche: ridurre il latte ma rispettando gli allevatori - Ultima modifica: 2020-09-16T09:49:16+00:00 da Giorgio Setti