I muscoli del gruppo Granterre-Parmareggio

Con sede a Modena, è leader nella produzione e nella commercializzazione del Parmigiano Reggiano. Ha puntato con successo sulla politica di brand: “È quella che è riuscita a darci i risultati più importanti”

Allevamenti della Cooperativa Albalat.

La storia di Granterre affonda le sue radici in quella vocazione a “lavorare insieme” che è il tratto distintivo di una terra come l’Emilia, da sempre il cuore dell’Italia agricola. Tutto ha avuto inizio 60 anni fa a Modena: una cooperazione agricola accorta e lungimirante è riuscita, attraverso una lunga serie di fusioni e acquisizioni, a creare pezzo dopo pezzo, la più grande filiera nazionale attiva nella produzione di parmigiano reggiano.

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Ivano Chezzi, presidente del gruppo Granterre-Parmareggio.

Il 31 gennaio del 2019 Granterre ha raggiunto il traguardo dei suoi primi 60 anni, festeggiati con una cerimonia che si è svolta proprio in questa data simbolica che coincide con la festa di San Geminiano, Patrono di Modena. Incontriamo Ivano Chezzi, 63 anni, presidente di Granterre dal 2014 (e anche di uno dei caseifici soci, Albalat) e gli chiediamo di spiegarci come una realtà nata da dieci caseifici sia oggi diventata la principale marca del parmigiano reggiano.

Presidente, cosa successe il 31 gennaio del 1959?

Eravamo in un contesto, quello del secondo dopoguerra, nel quale l’attività lattiero-casearia rappresentava il settore primario dell’economia agricola modenese, con circa 700 caseifici. Una cinquantina di tali caseifici aveva cominciato a battersi per il superamento della mezzadria, dell’iniqua spartizione del latte e della fissazione arbitraria di un prezzo sempre al ribasso, dando vita ad una nuova forma organizzativa, quella dei caseifici sociali, che riuscì ad affrancare un mondo contadino che fino a quel momento era stato subalterno. Passò poco tempo ed ecco che dieci di questi caseifici sociali operanti nella provincia di Modena decisero di dare vita al Consorzio Caseifici sociali, di proprietà dei mezzadri, con l’obiettivo di trasformare le panne e il burro conferito dai soci.

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La base sociale, nel 2019.

La lavorazione veniva svolta nello stabilimento industriale di proprietà della cooperativa e anche la commercializzazione era in capo alla cooperativa, con l’obiettivo di contrastare la rendita speculativa dei grandi commercianti ed assicurare in tal modo un giusto guadagno ai produttori e un giusto prezzo ai consumatori.

Cosa avvenne dopo queste prime attività di vendita?

Molto presto il Consorzio si rese conto che la sola attività del burrificio, seppur remunerativa, non era certo sufficiente per reggere sul mercato: accanto alla burrificazione, il Consorzio decise così di affiancare l’attività di produzione e stagionatura del Parmigiano Reggiano, punta di diamante del lattiero-caseario emiliano.

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Un allevamento della cooperativa Bonlatte.

Già nel 1968, pur con andamenti alterni, il Consorzio faceva registrare risultati complessivamente positivi, commercializzando ben 44mila forme di Parmigiano Reggiano. Nel giro di pochi anni venne aperto un secondo magazzino, capace di contenere altre 75mila forme. Nel 1977 il Consorzio Caseifici sociali aveva già duplicato la capacità complessiva di stagionatura.

Cosa successe poi?

Una tappa importante è il 1991, quando il Consorzio Caseifici Sociali (con una quota iniziale del 34%), il Consorzio Bolognese Produttori Latte di Granarolo e il CERPL costituirono la società Unigrana, una Spa che divenne il trait-d’union tra produzione e mercato e che svolgeva l’attività industriale di produzione di burro, il magazzinaggio, la stagionatura e il confezionamento dei formaggi Parmigiano Reggiano, Grana Padano e altri formaggi Dop, per finire con la commercializzazione all’ingrosso direttamente alle aziende alimentari. Unigrana in pochi anni riuscì a diventare leader di mercato nel commercio del Parmigiano Reggiano in Italia e in Europa, collocandosi ai primi posti nell’intero comparto dei formaggi grana.

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Uno dei primi momenti del processo produttivo del Parmigiano Reggiano in caseficio.

Un’altra data importante della nostra storia è il 10 marzo 1995, quando nel corso dell’Assemblea Straordinaria dei Soci, il Consorzio Caseifici Sociali decide di cambiare nome e di dar vita al Consorzio Granterre. Un cambiamento che segna l’avvio di nuove strategie e un rinnovato assetto organizzativo.

Come mai fu scelto questo nome, Granterre? E quale fu questo nuovo assetto?

Alla base della decisione ci fu certamente la volontà di evocare le terre emiliane, ricche e generose, culla dell’intera filiera che dalle foraggere, alle stalle, al caseificio, porta un prodotto di grandissima qualità sulle tavole di milioni di famiglie.
Nel 1995 Granterre contava 205 soci, di cui 85 cooperative e 123 produttori singoli, 3 stabilimenti, 113 dipendenti e un fatturato di 182 miliardi di lire.

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In caseificio: caldaie al lavoro nella produzione del Parmigiano Reggiano.

La nuova sfida che aveva davanti era complessa: la riorganizzazione degli associati in un sistema integrato capace di gestire con flessibilità e rigore tutte le fasi di produzione, facendo dialogare tra loro allevamenti, caseifici, centri zoo-caseari, laboratori di qualità, processi industriali e attività commerciali, e mettendo a sistema flussi di informazioni, competenze e scambio di prodotti e servizi. Entrarono così progressivamente in cooperativa allevamenti, caseifici, cooperative di lavorazione di terreni. Nel 1999 venne incorporata la Fertilcoop, una cooperativa con 800 ettari di terreno, cinque allevamenti zootecnici ed una produzione annua di 100mila quintali di latte per il Parmigiano Reggiano. Nel 2004 il Consorzio decide di scorporare il ramo florovivaistico e di costituire Happyflor, società ancora oggi interamente controllata dalla cooperativa che fornisce servizi di giardinaggio.

E Unigrana intanto?

La società commerciale lavorava al contempo per sviluppare la sua attività e riposizionarsi sul mercato. Già allora per noi la figura del cliente/consumatore finale rappresentava il perno attorno al quale ruotavano tutte le scelte. Unigrana aveva però un punto debole, non aveva una marca forte e anzi il suo era un nome ambiguo perché ricordava il grana padano.

Quale fu la grande svolta?

Nel settembre 2004 il gruppo Granterre-Unigrana divenne proprietaria di maggioranza di Parmareggio Spa, società reggiana specializzata nella lavorazione (grattugiati e porzionati) di Parmigiano Reggiano, rilevandola dal gruppo francese Entremont, all’epoca l’azienda con più carica innovativa di tutto il comparto. E non è finita: nell’ottobre del 2008, alla vigilia del 50° anniversario del Consorzio Caseifici Sociali, Parmareggio spa acquisisce il 100% di Parmissimo Srl, prestigiosa società operante nel mercato dei grattugiati: un’operazione che porta Granterre alla leadership nel comparto, con due marchi, Parmissimo e Parmareggio, di qualità elevata e di grande forza innovativa.

Siamo ormai arrivati ai giorni nostri…

Sì, ma prima c’è un’altra tappa importante: a dicembre 2008 Granterre incorpora Unigrana e conclude la riorganizzazione aziendale: a 50 anni dalla nascita, il Gruppo è così giunto alla semplificazione societaria, all’integrazione e al rafforzamento dei servizi offerti e, soprattutto, a presidiare l’intera filiera del Parmigiano Reggiano, in ogni singola fase.

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Parmigiano Reggiano, la stagionatura nelle scalere.

Tutte le attività industriali e commerciali del Gruppo, sia legate ai formaggi che al burro, vengono concentrate nella spa Parmareggio, sempre controllata dalla cooperativa Granterre.

E l’ultima tappa è proprio di qualche mese fa.

Sì, proprio nei primi giorni del 2019 il Consorzio Granterre, assieme ad Unibon, ha dato vita al Gruppo Bonterre: in tale nuova holding è confluito il 100% del capitale sociale di Parmareggio S.p.a. e quello di Grandi salumifici Italiani S.p.a. (prima detenuto da Unibon). Un’operazione storica per il food italiano, che Granterre ha voluto per rafforzare ulteriormente in Italia e all’estero il suo ruolo di specialista di riferimento del Parmigiano Reggiano e del burro.

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Primo piano di una bella forma di Parmigiano Reggiano.

Qualcuno ritiene erroneamente che man mano che ci si allontana dalla forma cooperativa se ne perde il controllo; invece noi siamo partiti da una cooperativa ed è tramite la cooperativa che siamo arrivati ad avere il controllo delle varie Società per azioni.

Presidente, qual è attualmente la base sociale di Granterre?

La nostra base associativa è davvero ampia: rappresenta infatti il 12,7% di tutta la produzione di Parmigiano reggiano. Granterre associa 13 caseifici soci, con 21 stabilimenti di produzione: i caseifici contano a loro volta 677 aziende agricole, dislocate tra Modena, Reggio Emilia e Bologna.

A quanto ammonta il vostro fatturato?

Parmareggio, che è la società che svolge l’attività industriale e commerciale (Granterre di fatto raccoglie solo i conferimenti), ha chiuso il fatturato 2018 a quota 365,1 milioni di euro. Va detto che prima della nascita del nuovo gruppo Bonterre, il nostro fatturato estero aveva una quota di circa il 20%.

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Scaglie di Parmigiano Reggiano.

Adesso che abbiamo creato la nuova holding, abbiamo maggiori opportunità commerciali. All’estero esportiamo nei paesi tradizionalmente grandi mercati di riferimento della Dop Parmigiano: circa il 70% delle nostre esportazioni di parmigiano reggiano raggiunge la Germania, la Francia, il Regno Unito, la Spagna, la Svizzera, gli Stati Uniti e il Canada. Anche all’estero riusciamo a vendere il 54% a marchio Parmareggio, grattugiato e pezzi, nonostante non possiamo ovviamente fare pubblicità come in Italia.

Sul mercato nazionale il valore della marca per voi è fondamentale?

Sì, certo, per noi la marca è un vero must strategico. Parmareggio, con i due stabilimenti produttivi di Montecavolo e di Modena e con la propria gamma di prodotti presenti nella totalità della distribuzione moderna, è un riferimento per il consumatore nel mercato del Parmigiano Reggiano e del burro. Non a caso è stata la prima azienda del settore ad aver comunicato i valori della propria marca attraverso una campagna televisiva.

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Un altro momento del processo produttivo, il confezionamento.

La capacità di innovazione è stata un elemento determinante che ci ha permesso di sviluppare in quest’ultimo decennio nuovi prodotti e soprattutto nuove occasioni di consumo del Parmigiano Reggiano. Innovazione, ricerca e promozione: sono questi i tre asset in cui investiamo continuamente. Solo per la pubblicità stanziamo ogni anno 8 milioni di euro in pubblicità. Il nostro principale canale distributivo è ovviamente la grande distribuzione nazionale, che assorbe il 75% della nostra produzione.

Su cosa punterete nel futuro?

La nostra strategia come Consorzio è quella di puntare sulla politica di brand, che è quella che è riuscita a darci i risultati più importanti, e sul rafforzamento all’estero. La valorizzazione del prodotto dei nostri soci passa necessariamente per la crescita dei volumi, che oggi può avvenire in prevalenza all’estero, visto che i consumi in Italia sono purtroppo stazionari.

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La gamma prodotti Parmareggio.

Le armi continueranno ad essere quelle della ricerca e sviluppo e della creazione di nuovi prodotti e nuovi mercati. Il valore aggiunto dei nuovi prodotti che riusciamo a mettere sul mercato, come l’Abc della merenda, è ovviamente fondamentale. Tutti i nostri prodotti hanno risultati di vendita mediamente in crescita.

Qual è ora la situazione dei prezzi del formaggio?

Se guardiamo ai prezzi, è inevitabile che subiamo come tutti oscillazioni di mercato. Un anno fa il prezzo alla produzione del parmigiano reggiano era intorno ai 12 euro, oggi siamo sotto i 9 euro. Si tratta di oscillazioni importanti che condizionano le vendite e i fatturati.

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La gamma dei prodotti “Abc della merenda”.

Per fortuna registriamo risultati positivi importanti da parecchi anni e la spa che gestisce la commercializzazione riesce a redistribuire una cifra, che è pari mediamente alla metà dell’utile di bilancio, sotto forma di ristorno sui conferimenti. Negli ultimi tre quattro anni abbiamo redistribuito ai soci un valore compreso tra i 3,5 e i 4,5 milioni di euro ai soci all’anno. Ristorniamo in media 31,15 euro per quintale di formaggio, che corrisponde a due/tre euro al quintale/latte. Eguale ristorno facciamo anche per le panne e per il siero..


Granterre-Parmareggio in pillole

Denominazione: Consorzio Granterre, società cooperativa agricola.
Anno di costituzione: 1959.
Sede: a Modena.
Base sociale: 14 caseifici conferenti, con 21 stabilimenti e 677 aziende agricole.
Latte trasformato dai caseifici soci: 2,4 milioni di quintali di latte in media all’anno.
Occupazione: i dipendenti del gruppo Granterre/Parmareggio sono 382.
Fatturato consolidato di gruppo: 387 milioni di euro (2018)
Presidente: Ivano Chezzi, che è anche vice presidente di Bonterre.
Amministratore delegato: Giuliano Carletti
Sito internet: www.granterre.it
Facebook: @Topolini.parmareggio
Instagram: parmareggio_official


LE 21 COOPERATIVE
DI “VERDE LATTE ROSSO”

Questo è il nono articolo che IZ dedica alle ventuno cooperative lattiero-casearie riunite nell’Alleanza Cooperative Agroalimentari che hanno promosso e finanziato la campagna di comunicazione Verde Latte Rosso, con l’obiettivo di raccontare l’eccellenza del latte italiano e delle sue produzioni di qualità.
Negli otto numeri scorsi dell’Informatore Zootecnico sono stati pubblicati report sulla Latterie Plac di Cremona, sulla TreValli Cooperlat di Jesi, su Arborea, su Ca’ de’ Stefani, sul Consorzio zootecnico di Vicenza, su Latte Maremma, su Lattebusche, su Latterie Vicentine.


Ora è la volta dunque di Granterre/Parmareggio. Seguiranno singoli articoli sulle altre dodici cooperative lattiero casearie. Ecco l’elenco completo delle cooperative coinvolte nella nostra iniziativa (l’ordine di pubblicazione potrebbe variare).
Plac Fattorie Cremona
TreValli Cooperlat
Latte Arborea
Ca’ De’ Stefani
Consorzio Provinciale Zootecnico e lattiero-caseario, Vicenza
Latte Maremma
Lattebusche
Latterie Vicentine
Granterre/Parmareggio
Granarolo
Pennar di Asiago
Piemonte Latte
San Donato
Sant’Andrea
Santangiolina
Soligo
Soresina
Trentingrana
Valsabbino
Venchiaredo
Virgilio

I muscoli del gruppo Granterre-Parmareggio - Ultima modifica: 2020-06-30T09:41:56+00:00 da Redazione Dairy