Gruppo Granarolo esempio di filiera

Parla il presidente Gianpiero Calzolari: Granarolo vuole valorizzare i migliori prodotti Made in Italy in Italia e all’estero, forti di una filiera unica in Italia. Quest’ultima è basata su tre pilastri: l’italianità, perché il latte è degli oltre 600 soci-allevatori, la responsabilità, perché abbiamo certificato sul benessere animale tutti i nostri allevamenti, la garanzia, perché ogni anno effettuiamo 400mila controlli

Gruppo Granarolo
La “filiera”: dalla stalla alla cisterna.

Il Gruppo Granarolo è la più grande e importante filiera italiana del latte direttamente partecipata dai produttori associati in forma cooperativa. Alla sua guida dal 2009 c’è il presidente Gianpiero Calzolari, che ci racconta storia e mission di un gruppo famoso in tutto il mondo.

Com’è nata Granarolo?

È la storia di 19 mezzadri della provincia di Bologna che nel lontano 1957 si costituirono in cooperativa, il Consorzio Bolognese Produttori Latte, contro il volere degli agrari, per restituire dignità al loro lavoro e alle loro famiglie. Pionieri coraggiosi, che partendo dall’Emilia-Romagna hanno saputo guardare oltre, hanno saputo investire, hanno cercato altri saperi e li hanno valorizzati, senza mai soffocarne il DNA e “contaminando” anzi con i valori della cooperazione e della solidarietà tanta parte del nostro Paese, costruendo vere relazioni di legalità.

Gianpiero Calzolari, presidente Granarolo.

La storia di Granarolo è inoltre anche la storia di buoni amministratori pubblici, che scelsero di non costruire una centrale del latte municipale, affidandone il compito a una cooperativa, una sussidiarietà ante litteram.

Come altro potrebbe definire la storia di Granarolo? Che cosa ha contraddistinto la vostra vicenda?

Quella di Granarolo è anche la storia di tante prime volte. È una storia che parla di inclusione sociale, di unità, perché siamo infatti la prima cooperativa unitaria d’Italia, nata e cresciuta proprio nella terra dove la passione politica ha prodotto distanze ideologiche che hanno resistito per mezzo secolo. Ma anche una storia di innovatori, dal momento che Granarolo ha rappresentato la prima esperienza in Italia di una cooperativa che controlla una spa, la prima specializzata sulla socialità, la seconda sul mercato.

È una storia di innovatori: qualche esempio?

Siamo stati anche i primi in Italia a produrre il latte Alta Qualità, nel lontano 1992, quando questa categoria non esisteva. Ancora oggi siamo leader nel mercato del latte fresco, che pur registra sofferenze importanti. S

Gruppo Granarolo
Il Gruppo Granarolo nel mondo.

iamo stati i primi a remunerare il latte ai propri soci-allevatori in base alla qualità, premiando sia il produttore sia il consumatore. E fra i pochi in Italia a immettere sul mercato prodotti innovativi, che possano rispondere alle esigenze sempre più variegate e specifiche di una società che muta rapidamente.

E la Granarolo di oggi?

Oggi siamo fatti così: una cooperativa di produttori di latte – Granlatte – fatta di oltre 600 soci-allevatori in 12 regioni italiane, che controlla Granarolo spa, che gestisce i 14 siti produttivi dislocati sul territorio nazionale, i 7 all’estero (2 in Francia, 3 in Brasile, 1 in Nuova Zelanda, 1 in Regno Unito), trasforma e commercializza il prodotto finito, con quasi 3mila dipendenti e un indotto di circa 20mila famiglie che traggono il proprio reddito dal lavoro di noi tutti.

Gruppo Granarolo
Il latte fresco Alta Qualità Granarolo.

Ogni giorno che Dio manda in terra i nostri soci mungono e ci conferiscono il loro latte, ne lavoriamo 850 milioni di litri. Non c’è festività, intemperia, sciopero che impedisca alle nostre 70 cisterne di raggiungere quotidianamente le stalle dei nostri soci e ai mille camioncini di raggiungere i cinquantamila punti vendita in Italia.

In tutto questo quanto contano i valori della cooperazione?

I valori cooperativi permeano ogni nostra azione e ci guidano. Perché di cooperazione abbiamo bisogno, oggi come allora. Ne ha bisogno questo Paese, pieno di risorse, a maggior ragione in questo delicato momento storico di emergenza. La mutualità cooperativa in fondo è la medicina naturale per l’aridità dell’individualismo a discapito della comunità.

Gruppo Granarolo
Uno dei tanti allevamenti sostenibili del gruppo.

Diciamo la verità, anche qui in Emilia, dove ci compiacciamo di essere terra di cooperazione, pochi ci avevano creduto fino in fondo. Non si era mai visto che un’impresa senza capitali potesse competere ad armi pari con il modello economico prevalente, quel capitalismo familiare asse portante della nostra economia. Gente vera che lavora con le mani e con la testa, per la quale la finanza è solo un mezzo, con un approccio al mercato e all’economia che paga in termini di risultati tangibili, socialmente positivi in quanto fondati sui valori cooperativi. Oggi grazie alla cooperazione di tutte le nostre persone possiamo compiere quel miracolo quotidiano che ci permette di portare dalle nostre 600 stalle ogni giorno otto milioni di litri del miglior latte italiano, e non solo latte, su milioni di tavole, che oggi non sono più solo quelle del nostro Paese. Senza gli allevatori, il sogno di una filiera italiana del latte, una filiera che attraversa lo Stivale, oggi non sarebbe realtà.

Quali sono in questo momento le sfide e gli obiettivi di Granarolo?

Granarolo vuole valorizzare i migliori prodotti Made in Italy in Italia e all’estero, forti di una filiera unica in Italia, basata su tre pilastri: l’italianità, perché il latte è degli oltre 600 soci-allevatori; la responsabilità, perché, nel contesto del nostro piano strategico, abbiamo certificato sul benessere animale tutti i nostri allevamenti attraverso un ente terzo; la garanzia, perché ogni anno effettuiamo 400mila controlli su tutta la filiera per verificare ogni fase di produzione e trasformazione e offrire un latte buono, sicuro e controllato, spesso con parametri superiori a quelli imposti per legge.

Gruppo Granarolo
Una cisterna di latte fresco Granarolo.

Per fare questo possiamo contare su una squadra capace di fare innovazione nel lattiero-caseario, per entrare in nuovi segmenti ad alto potenziale, nel segno dell’internazionalizzazione e di nuovi stili di consumo, intuiti e identificati spesso prima di altri.

Dove sta andando Granarolo?

In Italia stiamo riscontrando un significativo calo dei consumi di latte, confermato anche quest’anno. Le cause sono molteplici: un drammatico calo delle nascite, i ritmi frenetici di vita e lavoro che impediscono talvolta di fare colazione, nuovi trend alimentari, la trasformazione delle modalità di consumo. Non altrettanto significativo è il calo di consumi dei derivati del latte, come yogurt e formaggi, mentre cresce la richiesta di prodotti delattosati e soprattutto biologici, che noi stiamo cavalcando convertendo parte delle nostre produzioni.

Gruppo Granarolo
Una delle seicento stalle del Gruppo.

Granarolo è oggi anche la più grande filiera italiana del latte biologico, quasi il 10% del latte che raccogliamo dai nostri agricoltori oggi è biologico. Vogliamo andare incontro ai bisogni sempre più variegati di consumatori più attenti e consapevoli. Abbiamo imparato a cambiare ogni giorno senza allontanarci dalla nostra missione: con quel latte che non si riesce più a vendere in bottiglia abbiamo fatto mozzarelle, yogurt, mascarpone. Primi, secondi o terzi, i prodotti Granarolo sono comunque sempre sul podio. Abbiamo intuito per tempo che in Italia anche i consumi alimentari stavano flettendo e quindi ci siamo rivolti ai mercati internazionali, portando le eccellenze del Made in Italy.

L’internazionalizzazione è quindi un’opportunità?

L’export è un’opportunità ma anche una necessità. Granarolo ora non è più solo la più importante azienda lattiero-casearia italiana, ma si sta proponendo, soprattutto all’estero, come azienda agroalimentare che valorizza al meglio eccellenze come i formaggi italiani, e contemporaneamente intercetta le esigenze dei consumatori non solo italiani. La strategia di internazionalizzazione e apertura verso i mercati esteri ha permesso all’export di passare dal 4% del 2011 al 32% registrato nel 2018. Attualmente siamo presenti in 76 paesi, con 7 stabilimenti produttivi all’estero, società commerciali in Francia, Inghilterra, Spagna, Svezia, Svizzera, Estonia, Grecia, Cile e un ufficio a Shanghai in Cina. I paesi europei rappresentano il vero sbocco: in Francia siamo primi nel mercato dei formaggi duri italiani, nel comparto della ricotta italiana e della mozzarella di bufala, secondi in quello della mozzarella vaccina. E anche in Inghilterra rappresentiamo oggi un punto di riferimento.

Ultimamente si parla molto di sostenibilità, che è diventata un tema cardine per molte realtà. Cosa sta facendo Granarolo a proposito?

Siamo consapevoli dell’importanza dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile e dell’urgenza di decisioni importanti da parte di aziende alimentari come la nostra. Abbiamo identificato obiettivi precisi di qui al 2021 e ogni anno rendicontiamo all’interno del Bilancio di Sostenibilità i progressi fatti.

Un'altre delle seicento stalle del gruppo.
Gruppo Granarolo

Lavoriamo incessantemente con le istituzioni attraverso interventi sistematici sulle filiere produttive, con l’obiettivo di contribuire al raggiungimento di obiettivi ancora più ambizioni, obiettivi Paese.

Ce ne può parlare più in dettaglio?

Il drastico cambiamento che sta interessando l’allevamento da latte sta ridisegnando i profili dei principali distretti produttivi: il mondo agricolo saprà essere il vero protagonista di questo processo quanto più saprà evolversi nella responsabile consapevolezza del proprio ruolo strategico.

Gruppo Granarolo
Il confezionamento in bottiglia.

Come Granarolo vogliamo promuovere un’offerta alimentare di qualità, che sostenga la crescita dei produttori, preservando le nostre risorse naturali. Alla luce di questo, a fine 2018 abbiamo definito i nostri tre maggiori impegni in termini di sostenibilità per i successivi 3 anni. Tutti e tre hanno come riferimento il “12° goal dello Sviluppo sostenibile: Consumo e produzione responsabili”.

Quali sono questi tre obiettivi?

Il primo obiettivo è di raggiungere più benessere animale alla stalla, alzando lo standard previsto e portando tutte le stalle a punteggi di benessere animale superiori a 70/100, affinché i nostri allevatori siano sempre più parte attiva del cambiamento. Un maggior benessere animale si traduce infatti anche in un latte migliore, un uso più razionale dei farmaci e in un impatto ambientale più contenuto.

Il secondo.

Il secondo obiettivo è la riduzione della plastica nel nostro packaging. Dobbiamo ridurre di 3.787 tonnellate di CO2 equivalente il nostro impatto ambientale, più o meno quel che serve all’illuminazione annua di una città di 54.726 abitanti. Molte le azioni concrete già attuate: la riduzione del peso degli imballaggi in plastica primari e secondari di latte e latticini, il lancio sul mercato della prima bottiglia di latte in Italia con il 25% di plastica riciclata (R-PET), che arriverà entro il 2021 al 50% (oggi il 50% di R-PET è già realtà sulle bottiglie di latte ESL).

Gruppo Granarolo
La sede centrale del Gruppo, a Bologna.

Attualmente sono in corso sperimentazioni su materiali alternativi alla plastica, anche in sinergia con giovani start-up, ed è stato avviato il recupero delle bottiglie in plastica rese dal mercato, prima destinate a termovalorizzatore o discarica. Granarolo vuole creare dei meccanismi premianti con clienti e retailer che possano incentivare la raccolta e il riciclo di plastica: i consumatori potranno così essere parte attiva raccogliendo le bottiglie di plastica alimentare e conferendole in appositi ecocompattatori. Creeremo, con i nostri consumatori, una filiera della plastica riciclata italiana, che oggi non esiste.

Più benessere, meno plastica. E l’ultimo?

Il terzo obiettivo che Granarolo si è data è la costruzione di un piano anti-spreco su latte e latticini, lavorando in sinergia con istituzioni, clienti e consumatori, per ambire insieme alla riduzione di almeno il 10% di resi da mercato italiano. Si sta lavorando con tre Ministeri (Politiche Agricole, Sviluppo Economico e Sanità) a un allungamento della shelf-life del latte fresco (o a uno svincolamento della shelf life, demandata ai produttori come per altri prodotti e come avviene nel resto dei paesi europei) che potrebbe garantire una riduzione importante dello spreco alimentare. Il reso del latte fresco rappresenta fra il 4 e l’8% del venduto della categoria.

Gruppo Granarolo
Durante una iniziativa con i bambini.

Attualmente, nella migliore delle ipotesi, il prodotto ritirato dai punti vendita, nel rispetto della catena del freddo, pur essendo ancora integro, può essere recuperato come sottoprodotto da indirizzare all’alimentazione animale. Un allungamento della shelf-life potrebbe garantire una riduzione dello spreco alimentare, in considerazione del grande lavoro fatto a partire dalla stalla per migliorare la qualità del latte in origine e lungo la catena del freddo per preservarne le caratteristiche organolettiche, anche grazie alle nuove tecnologie disponibili. Una vita residua più lunga dell’attuale consentirebbe alle famiglie alto consumanti di fare un minimo di scorta, acquistando, pur con una sola visita settimanale al supermercato, la quantità di prodotti necessari per coprire i bisogni di una settimana. Un virtuoso processo competitivo di miglioramento continuo gioverà a tutte le parti interessate, consumatori, produttori, trasformatori e ambiente. Ora servono leggi che favoriscano la durabilità dei prodotti, il loro mantenimento e una tassazione che non colpisca il lavoro, ma l’energia e i materiali utilizzati.


La cooperativa in numeri

Denominazione: Granlatte (cooperativa), Granarolo spa (controllata).
Aziende agricole associate: 600.
Sede principale: Bologna
Anno di fondazione: 1957.
Siti produttivi: 14 in Italia, 7 all’estero (2 in Francia, 3 in Brasile, 1 in Nuova Zelanda, 1 nel Regno Unito).
Dipendenti: 3mila.
Produzione: 850 milioni di litri di latte lavorato all’anno.
Fatturato (2018): 1,3 miliardi di euro (il 32% generato all’estero).
Sito web: www.granarolo.it
Facebook: @granarolo
Instagram: @granarolo


Le 21 cooperative di “Verde Latte Rosso”

Questo è il dodicesimo articolo che IZ dedica alle ventuno cooperative lattiero-casearie riunite nell’Alleanza Cooperative Agroalimentari che hanno promosso e finanziato la campagna di comunicazione Verde Latte Rosso, con l’obiettivo di raccontare l’eccellenza del latte italiano e delle sue produzioni di qualità.
Negli undici numeri scorsi dell’Informatore Zootecnico sono stati pubblicati report sulla Latterie Plac di Cremona, sulla TreValli Cooperlat di Jesi, su Arborea, su Ca’ de’ Stefani, sul Consorzio zootecnico di Vicenza, su Latte Maremma, su Lattebusche, su Latterie Vicentine, su Granterre/Parmareggio, su Piemonte Latte, su Latteria Soligo. Ora è la volta dunque di Granarolo. Seguiranno singoli articoli sulle altre cooperative.

Ecco l’elenco completo delle cooperative (l’ordine di pubblicazione potrebbe variare).
Plac Fattorie Cremona
TreValli Cooperlat
Latte Arborea
Ca’ De’ Stefani
Consorzio Provinciale Zootecnico e lattiero-caseario, Vicenza
Latte Maremma
Lattebusche
Latterie Vicentine
Granterre/Parmareggio
Piemonte Latte
Latteria Soligo
Granarolo
San Donato
Sant’Andrea
Santangiolina
Pennar di Asiago
Soresina
Trentingrana
Valsabbino
Venchiaredo
Virgilio

Gruppo Granarolo esempio di filiera - Ultima modifica: 2020-07-06T08:36:13+00:00 da Redazione Dairy