L’Italia indietro nella classifica dei Paesi attenti al benessere animale

Nel 2014, l’ONG World Animal Protection e altre associazioni che si occupano del benessere animale hanno creato API (Animal Protection Index) uno standard per valutare la legislazione e le politiche applicate su questo tema da diversi Paesi.

Il punteggio conseguibile è compreso tra A (massimo) e G (minimo) in funzione della rispondenza o meno ai parametri considerati dal sistema.

Nella prima ricerca, l’unico Paese ad aggiudicarsi il punteggio pieno era stato il Regno Unito. Nella attuale riedizione, condotta con parametri più stringenti, anche il Regno Unito è retrocesso a livello B, insieme a Svezia e Austria.

La perdita del primato è stata giustificata con il fatto che il Parlamento britannico, assorbito dal problema Brexit, ha rimandato l’approvazione delle norme che attestano che tutti gli animali sono esseri senzienti.

L’Italia è inserita nella categoria C, come la maggior parte dei Paesi UE. Ci sono peraltro Paesi (Marocco, Iran, Algeria e Bielorussia) dove il tema del benessere animale non è mai stato considerato. Le preoccupazioni maggiori riguardano comunque gli allevamenti intensivi e il commercio, più o meno lecito, delle specie selvatiche. La World Animal Protection ha chiesto a tutti gli Stati di considerare il problema e di migliorare i propri standard.

L’Italia indietro nella classifica dei Paesi attenti al benessere animale - Ultima modifica: 2020-04-28T08:42:25+00:00 da Redazione Dairy