Con BIG Group TE-Food la blockchain parla italiano

Da anni si discute delle opportunità offerte dalla blockchain: a oggi resta la frontiera più evoluta nella garanzia di tracciabilità e trasparenza in pochi secondi, sia a proposito dell’origine degli ingredienti dei prodotti agroalimentari, sia per quanto riguarda i processi produttivi che coinvolgono tutti gli attori della filiera. Eppure, le esperienze concrete su questo fronte, in Italia, sono ancora pochissime. Soprattutto nel comparto dell’enogastronomia che, in un mondo in continua evoluzione e ricchissimo di certificazioni, è forse quello che più necessiterebbe (e beneficerebbe) di una tracciabilità accessibile, facilmente dimostrabile e comprensibile.

Con questo obiettivo è nato BIG Group, la società che rappresenta in Italia TE-Food, una delle più attive realtà internazionali sul fronte della public permissioned blockchain (e ulteriori parametri a garanzia con Proof of Authority consensus, costruita su piattaforma Hyperledger Fabric, due tipologie di nodi, Supernodes e Masternodes).

“BIG è acronimo di Blockchain Italy Growth -spiega Stefano Sermenghi, Ceo e co-fondatore-. Un nome che fa subito capire quale sia il nostro obiettivo: contribuire in modo concreto alla crescita delle soluzioni blockchain nel mondo dell’alimentare italiano”.

Un progetto ambizioso, ma nelle corde di BIG Group grazie anche a partner internazionali di alto profilo. “La compagine societaria del Gruppo è internazionale -sottolinea Sermenghi-. Uno dei soci è titolare di una società ungherese leader nell’ICT del settore Retail Food e Non-Food, servizi per il Pubblico (per enti del Governo ungherese da oltre vent’anni) e attiva anche in Africa e nel Middle East. Insomma, TE-Food rappresenta una delle realtà più evolute sul fronte della blockchain applicata al settore alimentare, da quello animale a quello vegetale fino a quello dei prodotti trasformati; tra questi anche la filiera della birra, del vino e del latte. In più, TE-Food ha inserito per la prima volta la certificazione Halal nella tracciabilità delle filiere delle carni bianche con la blockchain”.

Il gruppo ha maturato una vasta esperienza soprattutto in Vietnam, dove è riuscito a interessare tre pilastri chiave del Paese: Governo, aziende e consumatori, coinvolgendo anche le Università, che oggi hanno attivi percorsi formativi sul tema della blockchain destinati a oltre seimila aziende, sia quelle dei distretti agricoli più lontani, sia le più importanti multinazionali. La formazione dei trainer della blockchain è considerata a ragione l’azione fondamentale per sviluppare un’opportunità così importante per un settore strategico come l’alimentare. Un’azione che in Vietnam coinvolge oggi oltre diecimila persone e che ha consentito di sensibilizzare anche i consumatori. Elemento essenziale per fare comprendere il valore concreto della blockchain. “Solo in Vietnam sono circa 35 milioni i consumatori che tramite il loro WhatsApp (Zalo.io, ndr) ogni giorno si scambiano messaggi relativi ai vari punti vendita geolocalizzati dove trovare le migliori offerte di prodotti tracciati con la tecnologia blockchain fornita da TE-Food. Nel mondo sono oltre 100 milioni i consumatori che la utilizzano quotidianamente. E c’è ancora molta strada da fare”. Per Stefano Sermenghi le soluzioni offerte dalla blockchain possono avere un impatto favorevole sul sistema alimentare italiano, considerando anche le ricadute negative dovute al cosiddetto Italian sounding: “Coldiretti e altre fonti stimano un aumento dell’occupazione di oltre 300mila posti di lavoro, con un recupero di fatturato per le nostre aziende di oltre 60 miliardi di euro grazie a un made in Italy realmente garantito. Made in Italy che, riconosciuto, sosterrebbe anche l’export. Senza contare il conseguente aumento del gettito fiscale e la migliore efficienza produttiva delle imprese per l’aumento della sicurezza alimentare, elemento chiave nella prevenzione di numerose malattie e infezioni alimentari”.

Tra i comparti dell’alimentare che più di altri possono beneficiare di un utilizzo adeguato della blockchain c’è il settore lattiero-caseario, con oltre tremila aziende presenti sul territorio nazionale. “Il latte e il settore dairy nel suo insieme rappresentano una filiera molto complessa e delicata -spiega Sermenghi-. Del resto, non possiamo dimenticare che stiamo parlando di un comparto rappresentato da un vasto aggregato produttivo, non sempre protetto e, soprattutto, non sempre riconoscibile da parte dei consumatori italiani ed esteri.

Su questo fronte TE-Food ha già attivato la tracciabilità del latte biologico destinato all’infanzia presso l’azienda Vinamilk in Vietnam, leader nel mercato vietnamita con un fatturato di 2,5 miliardi di dollari”.

L’acquisizione e l’armonizzazione dei dati ricevuti da vari conferitori con quelli dell’azienda e la serializzazione produttiva (un controllo delle stampanti di linea sui conveyor belt a velocità 50mt/minuto durante la tracciabilità di ogni singolo prodotto mediante la stampa di un QR-code univoco, assicurando che corrispondano alle informazioni del lotto produttivo che riconducono alle fattorie) sono state le prime sfide implementate del pilota.

“Oggi il pilota è in grado di tracciare 150mila prodotti al giorno, ossia un milione a settimana, relativi al prodotto Organic Gold, di fascia premium. Il prossimo step, ora work-in-progress, riguarda altri prodotti liquidi della filiera. Vinamilk ha reso possibile un protocollo unificato di sicurezza alimentare esteso a tutti gli allevatori e alle fattorie con le quali collaborano. Ma ha anche soddisfatto la richiesta di conformità ai requisiti di tracciabilità necessari agli importatori di 43 Paesi, dal Giappone alla Korea fino agli Stati Uniti, oltre alla maggior parte dei paesi dell’Asia: condizione indispensabile per incrementare le attività di export. Oggi -conclude Sermenghi- con la blockchain è possibile soddisfare la crescente richiesta di informazioni veritiere e affidabili, accessibili e non modificabili, relative all’origine dei prodotti. E questo è un requisito fondamentale per conquistare la fiducia dei consumatori, proteggendoli e tutelandoli da possibili frodi alimentari, e fidelizzandoli incrementando le vendite”.

Intanto, le soluzioni della blockchain sono richieste sempre più spesso per rendere più efficienti i processi di controllo aziendale, sia interni sia esterni, facilitando così i processi di interazione con le autorità locali responsabili dei controlli, come Food Safety Autority o Fda. I vantaggi competitivi che ne derivano sul fronte export, rispetto ad altre aziende, sono indiscussi.

Con BIG Group TE-Food la blockchain parla italiano - Ultima modifica: 2020-02-25T09:00:03+00:00 da Raffaella Quadretti