In Australia, il National Party ha chiesto al Governo di vietare l’uso del termine “latte” sulle etichette e nella pubblicità delle bevande vegetali alternative del latte.
Il National Party chiede inoltre che la parola latte e i termini a questa correlata siano regolamentati con le modalità con le quali nell’UE si regolamentano le denominazioni di origine.
Secondo gli esperti dell’Adelaide University, la richiesta è corretta dal punto di vista biologico, ma scorretta dal punto di vista scientifico e storico.
Per la biologia il latte è il liquido bianco secreto dalle ghiandole mammarie delle femmine di mammiferi per nutrire i loro piccoli. La lattazione distingue i mammiferi dagli altri animali ed attribuisce al latte un importante significato culturale.
Per la botanica il latte è la linfa bianca presente in alcune piante e l’uso del termine latte per definire questo liquido è ultramillenario.
Il latte di mandorle fu introdotto in Europa intorno all’VIII secolo ed era usato nel mondo cristiano e nel mondo islamico nei periodi in cui la religione richiedeva l’astensione dai prodotti di origine animale.
In Cina, l’uso del latte di soia risale al XIV secolo. Il latte di cocco è da sempre un ingrediente base della cucina regionale tailandese.
L’attuale normativa australiana sul latte riprende lo standard della Codex Alimentarius Commission.
La richiesta del National Party è basata sul fatto che la parola “latte” sulla confezione di bevanda vegetale sostitutiva del latte possa indurre i consumatori a ritenere che il prodotto abbia lo stesso contenuto proteico del latte vaccino (3,0%), ma ne contiene meno.
La attuale normativa australiana prevede che le etichette di queste bevande riportino il claim “prodotto non adatto a sostituire completamente il latte nella alimentazione dei bambini di età inferiore a 5 anni” quindi, secondo la Australia Competition and Consumer Commission, difficilmente i due prodotti potrebbero essere giudicati interscambiabili.